Una parola che leggerete sempre più spesso è “native“. Infatti, come ci ricorda anche Riccardo Scandellari, alcuni studi prevedono che entro quattro anni il Native Advertising diverrà la forma pubblicitaria più diffusa in Europa online!
Ma cos’è il Native Advertising (in italiano “Pubblicità Native”)? Wikipedia dà la seguente definizione: “una forma di advertising online che assume l’aspetto dei contenuti del sito sul quale è ospitata, cercando di generare interesse negli utenti”.
In altre parole è una pubblicità che… non sembra una pubblicità! Fa parte integrante del sito in cui viene pubblicata. Insomma, se il sito pubblica dei video la pubblicità native sarà un video, se il sito pubblica degli articoli la pubblicità native sarà un articolo, e così via. Ovvero non è un banner!
In Italia si vede ancora poco (negli USA invece c’è addirittura un sito che fa solo pubblicità native incassando milioni) perchè molti editori di siti web si ostinano a volerli stipare di banner pubblicitari nonostante gli italiani letteralmente li odino. Ma i banner pubblicitari non solo danno fastidio: rendono poco e rallentano il sito (soprattutto su mobile). Secondo me hanno i giorni contati: tra quattro anni non solo la pubblicità native dominerà i mercato dell’advertising online, ma i banner si saranno quasi estinti…
Ma perchè la pubblicità native è così efficace? Perchè difficilmente viene percepita dall’utente come una pubblicità. Infatti nonostante sia obbligatorio per legge mettere in chiara evidenza quando il contenuto di un sito web è sponsorizzato, l’utente in realtà lo percepisce come un normalissimo contenuto, simile a tutti gli altri già presenti sul sito. Ovviamente per ottenere questo risultato bisogna fare pubblicità native con molta attenzione, e con molta cura, ma se fatta bene da questo punto di vista il risultato è garantito. Inoltre la pubblicità native fatta su siti terzi è anche molto autorevole, perchè evita il problema dell’oste che dice che il suo vino è buono.
Però attenzione: come dice lo stesso Skande “questa pratica è di complessa realizzazione e richiede che le aziende si dotino di nuovi strumenti e avanzate tecniche di Digital PR”. Infatti la pubblicità native non c’entra assolutamente nulla con la solita pubblicità display in cui bastava comprare degli spazi e piazzarci dentro un banner! I contenuti da promuovere in questo modo vanno prodotti ad hoc, e questo richiede uno sforzo notevole soprattutto a quelle agenzie che nel corso degli anni sono state abituate solo a fare compravendita di spazi (senza aver mai prodotto un contenuto).
Sia chiaro: i cosiddetti “pubbliredazionali” sono sempre esistiti, ma un conto è pubblicare un pubbliredazionale in uno spazietto di una rivista cartacea, tutt’altra cosa è produrre solo contenuti native tutti sempre diversi, e magari per decine o centinaia di siti!
A mio modestissimo parere chi vive di pubblicità online oramai ha solo 2 scelte: o si mette a fare native, o si lascia spazzare via dall’innovazione. E chi produce o vende pubblicità online deve seriamente “switchare” il suo business su questa nuova forma pubblicitaria, altrimenti lo farà qualcunaltro.
Insomma, il Native Advertising è il futuro. E ci metterà molto poco a diventare anche il presente!