Il ragionamento che sto per farvi è complesso, e richiede una certa conoscenza di come funzioni l’informazione online. Quindi se qualcuno dovesse avere dei dubbi, o volesse chiedere delucidazioni, non esiti a scrivermi, tanto io rispondo sempre a tutti!
Altra premessa: questo ragionamento si riferisce solo ai siti di informazione online. Ok, ora possiamo iniziare…
Partiamo con una domanda: chi paga l’informazione online? I lettori? NO: l’informazione online è pagata dalla pubblicità. Ovvero senza pubblicità non esisterebbe informazione online (tranne in quei rari casi in cui invece viene effettivamente pagata dai lettori). Quindi è la pubblicità che finanzia i siti di informazione. In altra parole il “pallino” lo hanno in mano gli inserzionisti (ovvero chi paga).
Seconda domanda: cosa vuole chi paga? Vuole informare? NO: vuole visibilità. Quindi il vero obiettivo dei siti di informazione online non è informare, ma dare visibilità agli sponsor.
Terza domanda: come si ottiene visibilità online? Informando? NO: si ottiene invece stupendo, solleticando i pruriti più beceri ed intimi dei lettori, regalando storie (magari inventate)…
Insomma per fare informazione online bisogna finanziarsi, per finanziarsi con l’informazione online bisogna vendere visibilità, e per ottenere visibilità non bisogna fare informazione. Stupiti? Beh, spero proprio di sì! Guardate questo video di Marco Montemagno in cui vi spiega come si guadagna online con “l’informazione”, e poi mi dite se siete ancora stupiti.
In realtà il ragionamento che vi ho appena fatto vale in particolar modo per la cosiddetta “pubblicità display“, ovvero quella forma pubblicitaria che si basa proprio sui presupposti appena elencati: pubblicare notizie che generano visibilità per venderla agli inserzionisti pubblicitari. Questa forma pubblicitaria non è l’unica (però è la più diffusa), e ne esistono anche altre che invece al posto di vendere visibilità generata con notizie vendono informazione vera e propria, ma in Italia sono ancora poco diffuse.
Quindi se il modello di business più diffuso tra i siti di informazione è quello di creare visibilità per venderla non c’è da stupirsi se, come dice Montemagno, in Macedonia ci sono una cinquantina di siti pro-Trump che pubblicano ogni sorta di scemenza sul suo conto solo per attrarre lettori disattenti (che non sanno distinguere la realtà dalla fantasia) per vendere spazi pubblicitari! In altre parole sono costretti a fare disinformazione perchè questa genera maggiore visibilità, ed in questo modo possono guadagnare.
Sì, perchè il punto è proprio questo: visto che i siti di informazione di fatto vendono visibilità, se pubblicando notizie vere ottengono poca visibilità finiscono per incassare troppo poco, e semplicemente prima o poi chiudono. L’unica alternativa che hanno (sempre se basano il loro modello di business sulla pubblicità display) è quella di fare disinformazione, perchè questa “funziona di più”, e genera sufficiente visibilità per poter incassare bene. Ecco perchè tendenzialmente al giorno d’oggi online la pubblicità crea disinformazione.
Chi fa VERA informazione online sa bene di cosa sto parlando. Come lo sa, anche meglio, chi guadagna bei soldi pubblicando robaccia in grado di generare molta visibilità. D’altronde si è sempre detto: “mai rovinare una bella storia con la verità“!
A questo punto come ne usciamo? Saremo in grado di sconfiggere la disinformazione? Forse sì, ma bisogna cambiare modello di business! Ovvero fin tanto che i siti di informazione saranno costretti a finanziarsi vendendo visibilità non vedo via di uscita: per farlo bisogna ottenere così tanta visibilità che la vera informazione non sarà mai in grado di garantirla (mentre la disinformazione sì). Ed è per questo che dobbiamo studiare nuovi modelli di business per i siti di informazione che dovranno liberarsi dalla schiavitù della visibilità per poter finalmente tornare a vendere informazione (e non visibilità).
PS: alcuni di questi modelli di business sono già allo studio. Speriamo che facciano in fretta ad imporsi…