Chi, come me, è nato prima degli anni ’80 del secolo scorso si ricorda bene i tempi della Guerra Fredda, ovvero della suddivisione in due blocchi.
L’Italia all’epoca stava nel cosiddetto blocco democratico, che faceva capo agli USA, mentre dall’altra parte c’era il blocco comunista capeggiato dall’Unione Sovietica (una sorta di nuovo impero russo).
Quando nel 1989 cadde il muro di Berlino, dando inizio all’implosione della cortina di ferro, credevamo che fosse finita l’epoca di un mondo suddiviso in due blocchi, soprattutto dopo la dissoluzione dell’impero sovietico avvenuta nel 1991.
E invece a trent’anni di distanza il mondo è nuovamente diviso in due blocchi.
Da un lato c’è sempre il blocco democratico capeggiato dagli USA, che sono la principale entità politica e soprattutto economica di quel blocco.
Dall’altro c’è un nuovo blocco “post-socialista” capeggiato stavolta però dalla Cina.
La Cina dal punto di vista strettamente formale sarebbe ancora un paese socialista, ma in realtà non lo è affatto. Alcuni aspetti soprattutto del suo governo politico assomigliano ancora ai vecchi governi comunisti del grande impero asiatico, ma per molti altri versi non sono più affatto comunisti.
Però, forse non a caso, il nuovo impero russo fa parte del blocco capeggiato dalla Cina, quindi le somiglianze con la vecchia suddivisione in due blocchi contrapposti durata per buona parte della seconda metà del novecento non sono affatto poche o casuali.
Per ora comunque non sembra ancora essere iniziata una vera e propria nuova Guerra Fredda, anche se forse ci siamo molto vicini.
All’epoca ci vollero più di 40 anni prima che il blocco comunista implodesse mettendo fine a quella suddivisione. Stavolta però sembra che il nuovo blocco post-socialista non sia così debole, soprattutto dal punto di vista economico, quindi per ora è difficile immaginare che possa implodere.
Non resta pertanto che scegliere da che parte stare, ovvero se provare ad essere neutrali (cosa per l’Italia probabilmente impossibile in questo momento), se continuare a stare all’interno del blocco democratico, o se passare al nuovo blocco post-socialista comandato dalla Cina. Dato che di quest’ultimo gruppo fanno parte anche dittature come la Corea del Nord, il Venezuela e la Siria, non credo che abbiamo realisticamente molte opzioni.