Un paio di giorni fa l’Economist ha svelato che alle banche americane mancano centinaia di miliardi di dollari.
Il punto è che, a quanto pare, non avrebbero in cassa sufficienti fondi per soddisfare un’eventuale “corsa agli sportelli”. Ovvero se i loro clienti richiedessero prelievi in massa non sarebbero in grado di soddisfarli, come accaduto di recente ad esempio a Silicon Valley Bank.
D’altronde non è un mistero che vi siano anche altre banche statunitensi sull’orlo del fallimento.
In particolare l’Economist riferisce che nell’ultimo anno i depositi nelle banche statunitensi sono diminuiti di mezzo trilione di dollari (500 miliardi), ovvero con un calo di quasi il 3%. Questo renderebbe il sistema finanziario più fragile.
Il problema è che nel frattempo le banche hanno investito il denaro dei loro clienti in veicoli di investimento a basso rischio, togliendolo quindi dalle proprie disponibilità a breve. Per questo motivo in caso di corsa agli sportelli potrebbero non riuscire ad avere sufficiente denaro in cassa per soddisfare tutti i prelievi.
La “soluzione”, per garantire i depositi dei clienti (ma non la solvibilità delle banche in senso lato), è l’intervento della Fed, come già accaduto nel caso di Silicon Valley Bank. Ma questo significa creare dal nulla centinaia di miliardi di dollari con il rischio di far nuovamente aumentare l’inflazione.
Pertanto si tratta di una coperta troppo corta che se tirata da un lato scopre problemi dall’altro.
Se non altro però in questo modo chi ha soldi in banca negli USA non dovrebbe correre il rischio di perderli.